Giacomo Casanova (1725- 1798) è uno dei Veneziani più conosciuti al mondo, soprattutto per le sue innumerevoli avventure amorose, che lui stesso racconta nella sua autobiografia. Giacomo Casanova non fu soltanto un grande seduttore, ma anche un avventuriero: infatti, fu l’unica persona che riuscì a fuggire dalle terribili prigioni del Palazzo Ducale di Venezia. Casanova era stato incarcerato nella notte del 25 luglio 1755 e messo in una cella dei cosiddetti ‘Piombi’, cioè le stanze che si trovavano sotto ilo tetto di Palazzo Ducale, ricoperte da lastre di piombo. Il temibile Consiglio dei X lo aveva incarcerato perché il suo comportamento libertino era pericoloso per la stabilità sociale, ma anche perché era considerato un ciarlatano che con finte conoscenze magiche circuiva anziani nobili. Avrebbe dovuto restare in cella per 5 anni, ma Giacomo Casanova fin da subito studiò un modo di evadere. L’incredibile impresa gli riuscì insieme ad un altro detenuto, Padre Marino Balbi, la notte di Ognissanti del 1755, facendo un foro nel soffitto e calandosi nel cortile di Palazzo Ducale, dal quale uscirono poi indisturbati come comuni visitatori.
All’età di 58 anni Giacomo Casanova riprende il suo vagabondare per l’Europa e scrive altri libri quali “Storie della mia vita”, bibliografia pubblicata in francese, “Storie della mia fuga” del 1788 e il romanzo “Icosameron” dello stesso anno.
Giacomo Casanova muore il 4 giugno 1798 nello sperduto castello di Dux, pronunciando le ultime, celeberrime parole “Gran Dio e testimoni tutti della mia morte: son vissuto filosofo e muoio cristiano”. Della morte pensava che si trattasse solo di un “mutamento della forma”.